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domenica 24 novembre 2019

GUARIGIONE ETERICA

Quando qualcuno non sta bene, quando sperimenta un sintomo, spesso lo descrive come se fosse un oggetto materiale. Afferma, per esempio, di avvertire un peso sulla testa o un coltello affilato nel fianco. Secondo quello che la persona sta provando, c’è veramente qualcosa lì e, per lei, è reale come se esistesse nell’universo fisico. Ci basiamo sull’idea che questi pensieri siano degli oggetti concreti e che, di fatto, siano reali. Esistono, come forme pensiero, al livello che chiamiamo etere, cioè nel punto di passaggio, nell’incrocio tra l’universo fisico e quello spirituale..

L’etere, dal punto di vista esoterico dell’universo spirituale, è la matrice sulla quale si proietta l’universo fisico. Si dice che i nostri pensieri, inostri obiettivi, le idee che creiamo con la coscienza e che immettiamo nella coscienza stessa finiscano nell’etere come immagini olografiche, dove aspettano le condizioni adatte per manifestarsi nel mondo fisico. Durante una guarigione, il guaritore entra nell’universo del soggetto, nella sua bolla, con il suo consenso per aiutarlo a ritrovare il benessere. Ciò che è vissuto come reale dal soggetto, come forma pensiero, è sperimentato come reale anche dal guaritore. Se, per esempio, il soggetto sente un peso sulla testa, il guaritore lo può vedere, come se fosse un oggetto reale. Possiamo dire che, a livello dell’etere, le forme pensiero sono composte di energia. Il guaritore è in grado di vederla e di sentirla. Più sensi diversi coinvolge e focalizza sulla forma pensiero in questione, maggiormente è in grado di renderla reale anche ai suoi occhi. Quando è reale tanto per il guaritore quanto per il soggetto malato, il guaritore può rimuovere la forma pensiero dall’esperienza dell’altro. E quando il soggetto avverte la scomparsa della forma pensiero, ritorna a sperimentare l’interezza. Se esiste una base biologica sia per il sintomo che per l’esperienza della forma pensiero, ed entrambi sono spariti e non si avvertono più, scompaiono anche le basi biologiche che li hanno provocati.

 Usando l’esempio sopra citato, se qualcuno ha una cefalea e ha l’impressione di avere un peso sulla testa, il guaritore può decidere di vedere il peso, di sentirlo e, quando lo vive come una cosa reale, è in grado di eliminarlo. Fatto ciò, l’esperienza chiamata mal di testa non si avverte più. Il soggetto sente la cefalea che scompare e torna a star bene. Se c’era una base organica per il mal di testa, scompare anch’essa contemporaneamente. Se la persona dice di provare qualcosa di simile a un coltello affilato, allora c’è un coltello affilato. Il guaritore decide che lo può sentire e vedere e, quindi, lo rimuove dall’esperienza del soggetto. In quel mentre si verifica la guarigione. Il guaritore deve trattare le impressioni del paziente come se fossero reali, quando lavora in questo modo. Per esempio, una volta che ha tolto il coltello, può immaginare che questo lasci un buco e, quindi, bisogna in qualche modo rimediare. Il guaritore lo può riempire, o sigillare, oppure ricucire, o perfino togliere. Dopotutto, anche il buco è una cosa. Se iniziamo con un soggetto con un buco e togliamo il buco, avremo un soggetto senza buco. Cioè intero. Non c’è limite a ciò che si può fare quando si lavora sul piano eterico dell’esistenza. Possiamo immaginare qualunque storia vogliamo, insistendo nel credere in ciò che sappiamo essere frutto della nostra immaginazione.Quando lo facciamo, si ha la guarigione. I guaritori-sciamani lavorano in questo modo, vedendo i sintomi come pietre, vermi, o altri oggetti che tolgono dal corpo, e creano in se stessi la percezione che la guarigione è avvenuta. I chirurghi psichici delle Filippine e dell’America del Sud procedono con lo stesso metodo. Se trattiamo le forme pensiero come se fossero reali dobbiamo poi disfarcene, una volta che le abbiamo eliminate dal soggetto. Poiché le parole che usiamo per descrivere l’esperienza creano la nostra realtà, possiamo decidere che la forma pensiero, se la buttiamo a terra, si autodistruggerà in due secondi, e guardiamo mentre ciò avviene. Oppure possiamo scegliere di farla ritornare nella grande palla di energia da cui proviene tutto o, ancora, pensare che le sensazioni che proviamo tenendola in mano possono essere reinterpretate inun altro modo, per esempio come un’intensa Luce Bianca che servirà alla guarigione.

Continuando nel nostro esempio precedente, quando abbiamo tolto il buco dal soggetto, lasciandolo intero, possiamo conservare il buco mettendocelo in tasca. Quindi, avremo un buco nella tasca. Se, per esempio, più tardila voreremo con qualcuno che ha un enorme muro di pietra intorno al cuore,potremo tirare fuori il nostro buco dalla tasca e metterlo sul muro. Quindi,avremo un buco nel muro, e potremo usarlo per entrare in contatto. Un buco può essere uno strumento utile. A questo livello, ovviamente, abbiamo una creatività illimitata.

Possiamo fare qualsiasi cosa, immaginare qualsiasi cosa desideriamo per aiutare a eliminare il sintomo, purché crediamo nella storia che stiamo immaginando. Per togliere il dolore possiamo usare valvole a pressione, se lo immaginiamo come un’energia che non fluisce liberamente perché è troppo compressa. In questo modo possiamo far sparire velocemente qualsiasi tipo di dolore, sebbene le cefalee siano particolarmente facili da risolvere, indipendentemente dalla loro durata. La valvola a pressione ha l’aspetto di una vite con un buco in mezzo, e viene avvitata nella persona nel punto dove sente la pressione. Quando raggiunge il dolore, il guaritore visualizza la pressione che fuoriesce con un «whoosh» e,nello stesso tempo, il soggetto prova sollievo. Sia il guaritore che il soggetto guarito percepiranno la forma pensiero come se fosse reale, anche se, questa volta, ha avuto origine nella coscienza del guaritore.



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