RAGGI VITALI di Nabuo Shioya



Avendo un ambulatorio per conto mio, potevo curare con la pranoterapia senza dover renderne conto a nessuno e sulla targa dello studio ho aggiunto: “Centro di ricerca sui raggi vitali”. Se i pazienti lo desideravano o io lo ritenevo necessario, oltre che con la medicina occidentale li curavo anche con la pranoterapia, abbinandola naturalmente alla forza dell’immaginazione.

    Mentre appoggiavo le mani sulla parte malata o sulla testa del paziente, raddoppiavo l’efficacia della terapia immaginando che la malattia fosse già stata guarita. Non facevo affidamento solo su metodi terapeutici esteriori come i farmaci.

 Con i raggi vitali e l’immaginazione viene attivata l’energia vitale del paziente stesso, cioè la facoltà di autoguarigione dell’organismo. E i farmaci che prescrivevo venivano “conditi” con questa immaginazione.

Per quanto ci si possa ostinare a insistere che i raggi vitali e la pranoterapia sono privi di scientificità, resta il dato di fatto che mi sono serviti per guarire molte persone, e queste guarigioni non possono essere liquidate come fantasie.

    Un medico generico è addirittura l’incarnazione della medicina empirica, una medicina in cui come in quella orientale e in quella cinese, ci sono solo esempi clinici e non ci sono esperimenti. La medicina moderna, sostanzialmente analitica, è invece critica nei confronti di questo tipo di approccio. In effetti, la sovrastruttura concettuale della medicina orientale è radicalmente diversa da quella della moderna medicina occidentale e per questo la sterile disputa fra le due continua tuttora. Lo scambio di opinioni è un bene, ma è tristissimo dover constatare che in tal modo si trascura il paziente, che invece dovrebbe essere al centro dell’attenzione. La medicina analitica non prende in considerazione il paziente, bensì gli organi; non si rivolge all’individuo malato prendendone in esame l’organismo nel suo complesso, ma si limita a una palpazione della parte dolente o dell’organo. Il paziente è visto esclusivamente come oggetto della terapia, priva della particolarità di considerare la persona nel suo insieme.

    Nasce dunque una certa diffidenza nei confronti di questa medicina: le persone non amano essere trattate come oggetti. Da questo disagio sorgono domande, sulle quali si discute con veemenza, e pareri controversi, come se il medico debba informare il paziente sulla sua malattia e chiedere il suo consenso alla cura.

    Dato che sia la medicina empirica che quella analitica presentano dei lati positivi, è necessario integrare i loro punti di forza all’interno di una medicina olistica.

    E nonostante la medicina, soprattutto quella occidentale, sia ovviamente orientata alla cura delle malattie, è comunque importante attivare la capacità curativa naturale insita in ogni essere vivente e ottenere un organismo che non si ammali. Da quando ho aperto il mio studio medico a oggi, il mio lavoro si è sempre focalizzato su questo obiettivo.

    Non è l’organo che va guarito, ma la persona nel suo insieme; non la malattia, ma il malato. La pranoterapia e la terapia dei raggi vitali sono una espressione di questa visione olistica della medicina.

















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