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giovedì 4 ottobre 2018

GEOMETRIE FANTASTICHE: IL METODO DEGLI ARCHETIPI

Un metodo alternativo per lavorare è quello di ricorrere all’utilizzo dei simboli o archetipi.

Come abbiamo avuto modo di notare in precedenza, i nostri emisferi cerebrali sono deputati a svolgere delle funzioni pressoché opposte. L’emisfero sinistro, o mente conscia, svolge un’attività puramente razionale e funziona da otturatore sui dati che possiamo trattenere in coscienza. Tutte le informazioni non ritenute rilevanti ai fini della sua attività vengono dirottate a livello inconscio. Per converso, l’emisfero cerebrale destro, o mente inconscia, è un potentissimo processore in parallelo, dove non esiste un filtro altrettanto selettivo per l’informazione; infatti, è in grado di elaborare ben undici milioni di bit di dati al secondo, contro un’elaborazione da parte dell’emisfero sinistro di soli sette bit. Essendo però un’attività che non presiede a un normale stato di coscienza, essa non ci è resa disponibile se non a livello di un suo stato alterato.

Lavorare con gli archetipi rappresenta un modo per sollecitare l’ingresso di questa strabiliante portata di dati a livello della nostra consapevolezza. In che modo ciò risulta possibile? Il linguaggio dell’emisfero destro si fonda sostanzialmente su simboli e immagini. Esistono varie modalità attraverso cui la tecnica degli archetipi riesce a sviluppare l’abilità di integrare i contenuti di tali simboli ai fini di quella che potremmo chiamare la nostra “onda terapeutica”. Uno dei metodi consiste nell’utilizzare le figure semplici della geometria piana quali cerchi, triangoli, quadrati e rettangoli, oppure nell’avvalersi anche dell’ausilio delle figure più complesse della geometria solida, come sfere, cilindri, tetraedri, ottaedri e tutti i poliedri in generale. Tutto ciò che è presente in natura, da un livello macroscopico (come il moto di rivoluzione dei pianeti) fino alle manifestazioni microscopiche (come il movimento degli atomi) può essere ridotto a delle forme geometriche e, per mezzo di esse, può essere descritto. Utilizzando, le leggi della simmetria e della sagoma delle forme possono essere trasferite, per mezzo di un ponte d’immaginazione, verso punti del corpo che ne ricalcano in qualche modo la somiglianza.

Un triangolo può, ad esempio, rappresentare la conformazione di una scapola, o una vertebra può facilmente aderire alla forma di un cilindro. L’immaginazione riveste ancora una volta il ruolo di strumento prediletto per manipolare i campi energetici. Supponiamo di trovarci in una situazione in cui due vertebre risultino disposte in maniera non perfettamente lineare. L’area in questione probabilmente produrrà una condizione dolorosa o più generalmente una sensazione di disagio. Per correggere la loro disposizione, tutto ciò che si deve fare è immaginare i due elementi – vertebra e cilindro – nei quali il punto che ci sembra troppo sbilanciato viene re-inquadrato attraverso lo spostamento di uno schema d’onda. In questo modo si corregge l’orientamento del binomio vertebra/cilindro in modo che l’osso gradualmente si muova per avvicinarsi sempre più alla posizione immaginata, e così via finché la vertebra non tornerà nella giusta sede, quindi a un perfetto allineamento.

Utilizzando gli schemi di pensiero presentati sotto forma simbolica, dando dunque loro la giusta considerazione, cominciamo a costituire una connessione, un ponte fra i due emisferi cerebrali, destro e sinistro. Tali immagini, vissute in quanto schemi spontanei, aiutano ad armonizzare le due parti, a creare fra loro più coerenza e a generare una proficua corrispondenza. Quando la consapevolezza si abbandona a questo tipo di immagini spontanee, talvolta anche ludiche, otteniamo l’accesso a una sconfinata quantità di informazioni che normalmente non avremmo a disposizione. L’emisfero sinistro, quello razionale, smorza la sua funzione di filtro iperselettivo e tutto ciò che doveva finire nei più profondi recessi dell’inconscio si palesa invece alla nostra attenzione, ora più disposta ad accogliere i suggerimenti provenienti da intuizioni o da presagi. Una quantità di informazioni più vasta rispetto a quella che la sola mente razionale poteva offrire non può che portarci dei vantaggi.

L’utilizzo di domande aperte rappresenta un buon punto da cui partire per abituarci a una visione per noi normalmente insolita. Molte persone non credono di riuscire a trasformare parti del proprio corpo in figure geometriche, lamentandosi di avere poca fantasia. Ma la fantasia è qualcosa che si risveglia al richiamo della più lieve sollecitazione. Insomma, non esistono individui che ne siano davvero totalmente sprovvisti.

Porsi dei quesiti come, “Che significato hanno per me queste immagini? Che uso potrei farne? Possono offrirmi un aiuto in questo momento?” è già un passo che aiuta l’informazione a eludere il sistema di sorveglianza dell’emisfero sinistro. Aprendoci all’inedito ci predisponiamo subito verso uno stato caratterizzato da ingegnosità e creatività, scansando così l’eventualità di arenarci nel potenziamento di immagini riciclate riconducibili alla sfera del problem-set. Con il metodo degli Archetipi, quindi, ci predisponiamo a una modalità che ci consente di essere più intuitivi, cessando quindi di togliere dalla nostra attenzione cosciente quella vastissima porzione di dati che vengono elaborati a livello subcosciente. Questo fatto però non deve indurci erroneamente a credere di aver acquisito automaticamente la certificazione di guaritori. Ciò che veramente facciamo con il conseguimento di tale abilità è semplicemente farci da parte. Evitando di interpretare e di ridurre ciò che si presenta come inedito a qualcosa che già conosciamo, facciamo largo all’elemento universale affinché possa accedere alla nostra coscienza. In questo modo otteniamo l’esatta percezione delle infinite possibilità che l’universo ha in serbo per noi e che potenzialmente potrebbero trasformare la nostra esistenza. 

Con il metodo degli Archetipi creiamo uno spazio ludico a cui accedere per sperimentare tutto il potere della nostra immaginazione attiva. In pratica, senza nessuno sforzo o capacità soprannaturale, stiamo includendo nella nostra esistenza un nuovo sottoinsieme di realtà che ci consentirà di fidarci sempre più consapevolmente dei suggerimenti delle nostre intuizioni.

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