L’uso di cannabis protegge il fegato dai danni causati dall’alcool


E’ già stato dimostrato scientificamente che la cannabis è una sostanza significativamente meno dannosa dell’alcool ed oggi un nuovo studio scientifico spiega come l’uso di questa sostanza possa proteggere da patologie causate dall’abuso di alcool come il fegato grasso (steatosi epatica), la cirrosi ed il cancro al fegato.

La scoperta arriva da un gruppo di lavoro di scienziati di diversi istituti di ricerca degli Stati Uniti, tra cui l’Università del Massachusetts, l’Ospedale generale della contea di Howard nel Maryland, l’ospedale e il centro medico di Englewood e il Maimonides Medical Center di Brooklyn, ed un istituto canadese, Institut National de la Recherche Scientifique, pubblicata sulla prestigiosa rivista Liver International. Gli scienziati hanno analizzato i dati di oltre 319mila adulti che avevano alle spalle una storia di abuso di alcool.

Dopo aver diviso le persone in tre gruppi, chi non faceva uso di cannabis, chi ne faceva un uso saltuario e chi un uso regolare, i ricercatori spiegano che: “Il rischio di sviluppo di tutte le malattie epatiche alcoliche nei pazienti, che utilizzavano anche cannabis, era significativamente inferiore rispetto ai non consumatori di cannabis”. Il rischio di sviluppare il fegato grasso è stato ridotto del 45% e il rischio di sviluppare cirrosi epatica alcolica è stato ridotto del 55%.

La salute del fegato era migliore per coloro che facevano un uso regolare di cannabis rispetto a chi ne faceva un uso saltuario. Gli autori hanno concluso che i loro “risultati suggeriscono che l’uso di cannabis è associato a una ridotta incidenza di malattie del fegato negli alcolisti”.

In uno studio del 2014 i ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York hanno scoperto che il cannabidiolo (CBD), componente non psicoattivo della cannabis, può impedire l’accumulo di grassi provocato dall’alcool, fenomeno conosciuto come malattia del fegato grasso (steatosi epatica), patologia che nel tempo può portare a problemi più gravi come epatite e cirrosi.

Lo studio, pubblicato online sulla rivista Free Radical Biology and Medicine, è stato condotto dai ricercatori sui topi ed ha confermato che il CBD potrebbe impedire l’accumulo di grasso e altri fattori di danno al fegato. L’analisi molecolare ha confermato molteplici fattori, tra i quali le proprietà antiossidanti del CBD e la sua capacità di stimolare meccanismi coinvolti con la ripartizione di grasso.

Nel 2013 invece, i ricercatori del dipartimento di Farmacologia dell’Università King Faisal di Al-Ahsa, in Arabia Saudita, avevano scoperto che il CBD può proteggere il fegato dai danni del cadmio ed avevano pubblicato i risultati dello studio sulla rivista Journal of Trace Elements in Medicine and Biology. “Il cannabidiolo potrebbe rappresentare una possibile opzione per proteggere il tessuto del fegato dagli effetti dannosi del cadmio“, scrivono gli autori nella conclusione, dopo aver spiegato che il cadmio è un metallo pesante altamente tossico che tende ad accumularsi nel fegato e nei reni e che nel tempo può portare a gravi lesioni e disfunzioni.

Redazione di cannabisterapeutica.info

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