... Non Solo Cromopuntura

domenica 5 aprile 2020

Il dottor Hamer, i virus e la paura


Scrivo questo breve articolo dopo una pausa piuttosto lunga. Negli ultimi due anni, infatti, non ho potuto dedicarmi quanto avrei voluto alla medicina di Hamer, e alla divulgazione di altri argomenti che ritengo interessanti e importanti.


Riprendo in mano questo blog in un periodo di cambiamenti epocali nella nostra società. Questi cambiamenti, ovviamente imposti alla popolazione, hanno come base (o scusa) proprio le convinzioni ufficiali riguardo all’eziologia delle malattie. Ci è stato detto, infatti, che un pericoloso e nuovo virus, nato (pur essendo materia morta…) da una mutazione di un virus normalmente presente nei pipistrelli, sta minacciando l’intera popolazione mondiale. Ci è stato detto che essendo un virus “nuovo”, potrebbe espandersi in modo incontrollato tra la popolazione, causando un numero imprecisato di vittime. Per questa ragione, ai fini di contenere la diffusione del virus, ci hanno imposto misure straordinarie di privazione di molte libertà personali. In pratica, ci hanno chiusi tutti nelle nostre case, e
possiamo uscire solo per fare la spesa o per esigenze mediche, con controlli militari per le strade che prevedono conseguenze penali per i “trasgressori”. Ma tutto avrà un termine, ci dicono. Quando i contagi saranno in diminuzione, gradualmente potremo dire che siamo fuori pericolo e tornare alla normalità. Questa la narrazione del sistema.

Le convinzioni sistemiche, in conseguenza delle quali è stato possibile dichiarare questo stato di polizia senza precedenti nella storia dell’uomo, sono dogmi mai dimostrati nati dalla teoria patogena dei microrganismi di Louis Pasteur. Conosciamo tutti la storia. Egli era un chimico che ad un certo punto si riciclò come biologo, e che aveva osservato con i rudimentali microscopi dell’epoca che in molti casi in cui un paziente stava male, si poteva trovare in lui la presenza di determinati microrganismi, e che tali microrganismi erano di solito assenti in chi stava bene. Formulò quindi la teoria secondo la quale l’intero stato patologico del paziente fosse causato da questi microrganismi.

Lui e i suoi seguaci, nei decenni successivi, avevano da affrontare però un grave problema: in molte malattie non si rilevava la presenza di microrganismi in azione. Si ipotizzò quindi che tali malattie fossero causate da microrganismi talmente piccoli da non poter essere visti con i microscopi dell’epoca. Gli si diede anche un nome: virus, che guarda caso significa veleno. Si aveva la certezza che in futuro la miglior definizione dei microscopi avrebbe permesso di vedere questi minuscoli microrganismi maligni in azione.

Passarono gli anni, e i microscopi in effetti diventarono sempre più potenti. Da ottici divennero elettronici. Ad un certo punto avrebbero potuto vedere anche creature 10 volte più piccole dei batteri, ma niente. 100 volte più piccole, ancora niente. 1000 volte più piccole, sempre niente. 10000 volte più piccole… attenzione, ad alcuni sembra di vedere dei minuscoli frammenti, delle cacarelle, immote, senza vita, che potrebbero essere tranquillamente frammenti causati dalla disgregazione, disidratazione e colorazione a cui i tessuti sono sottoposti per essere visti al microscopio elettronico. Va beh, in mancanza d’altro diamo la colpa a quelle cacarelle, diciamo che abbiamo finalmente visto il virus, pensarono gli scienziati. Ma, qualcuno obiettò, il virus è troppo piccolo per avere una vita biologica, non ha metabolismo, è materia morta, come possiamo sostenere che faccia qualcosa? Lo sosteniamo, risposero i capi, noi siamo la scienza, noi occupiamo tutte le riviste scientifiche, tutte le università, noi siamo l’autorità. La gente ci crede anche se diciamo assurdità. Siamo già riusciti a separare il corpo dalla mente, e a negare l’esistenza di anima e spirito, cosa vuoi che sia far credere anche questa balla dei virus? E in effetti…

La questione dei microrganismi (funghi e batteri) nostri simbionti è stata spiegata sensatamente da Hamer attraverso la quarta legge biologica. Ogni microrganismo nostro simbionte collabora con noi, e non è la causa di nessun stato patologico. Batteri e funghi, al contrario, intervengono in determinate fasi di processi speciali, svolgendo il loro indispensabile lavoro, al servizio del sistema corpo-psiche. Cellule, batteri e funghi formano un tutt’uno perfettamente organizzato. Niente prolifera nel nostro corpo senza un utilità, e senza il consenso del sistema corpo-psiche. Capite bene che in quest’ottica stare lontani dei microrganismi ed averne paura è un’assurdità.

Sulla questione specifica dei virus Hamer è stato sempre dubbioso. Inizialmente non aveva scartato la loro esistenza. Aveva osservato infatti che i tessuti dell’endoderma hanno come organismi simbionti i funghi, mentre quelli del mesoderma i batteri. Ipotizzò quindi che i tessuti dell’ectoderma, nei quali come detto non si rilevano mai batteri nè funghi, si
ricostruissero nella fase di riparazione PCL grazie ai virus. La visione di Hamer, comunque, ribaltava la prospettiva: i virus, nel caso fossero esistiti, di certo partecipavano sensatamente ai processi come batteri e funghi, e non erano quindi nè da attaccare nè da temere in nessun modo. Per questo la questione se esistessero o meno aveva per lui, credo,
un’importanza secondaria.

Con gli anni però si chiarì le idee anche su questo aspetto. Osservò infatti che le riparazioni dell’ectoderma avvenivano esattamente nello stesso modo sia che si risultasse positivi al test del virus in questione, sia che si risultasse negativi (ad esempio, nelle epatiti A B e C, ma anche non-A, non-B e non-C). Gli stessi test dei vari virus, poi, non cercavano mai il virus con il microscopio, ma ne deducevano la presenza in modo arbitrario sulla base di
supposizioni. Probabilmente, infine, anche a livello logico, ritenne un insanabile controsenso credere che materia morta, forse minuscoli pezzi di materiale genetico comunque inerte, senza vita, possano “fare” qualcosa. Si convinse quindi che l’intera questione era campata per aria e affatto scientifica, e che quindi i virus non esistono.

Potremmo chiederci allora: quella che sta avvenendo ora è un’epidemia di che cosa? All’inizio non era nulla, non c’era incremento statistico della mortalità, e senza quello non ha senso parlare di nessuna epidemia. Però si può fare terrorismo, si può dire che i pochi morti di oggi potrebbero diventare centinaia, migliaia, milioni, forse miliardi, come ci hanno fatto vedere in molti film. Si può ripetere il tam tam del terrore all’esasperazione, attraverso i media. E si può obbligare l’intera popolazione a stare in casa a tempo indeterminato, senza neanche permettergli di lavorare e guadagnarsi da vivere, lasciando tutti nell’incertezza più assoluta per il futuro. Queste condizioni, molto lontane dalla biologia ottimale, porteranno probabilmente ad un incremento di “malati”, e quindi anche ad una epidemia, questa volta reale. Potremmo dire che è un’epidemia della paura, come forse lo sono state tutte le altre “epidemie” del passato. Ma, per ora, mi fermo qui.

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