... Non Solo Cromopuntura

giovedì 7 aprile 2016

􏰏􏰂􏰛􏰆􏰅􏰆􏰈􏰈􏰍􏰗􏰍􏰂􏰓􏰒􏰐􏰐􏰆􏰂􏰜􏰎􏰈􏰜􏰍􏰒􏰇􏰝􏰆􏰏􏰂􏰛􏰆􏰅􏰆􏰈􏰈􏰍􏰗􏰍􏰂􏰓􏰒􏰐􏰐􏰆􏰂􏰜􏰎􏰈􏰜􏰍􏰒􏰇􏰝􏰆parassiti della coscienza

I medici non la possono aiutare perché non sanno con che cosa hanno a che fare. A danneggiare si fa presto, se ne è convinta da sola quando si è accorta che somministrandole farmaci l’avevano portata a uno stato vegetativo. Quando i medici si rendono conto di non essere in grado di curare una malattia psichica, rimpinzano il paziente di psicofarmaci. Così per loro è più facile. Un vege- tale, infatti, è tranquillamente gestibile: non disturba, non esige, non si lamenta. Con lui si può fare quello che si vuole.

I medici si sono fissati con i loro metodi: se c’è una malattia, bisogna curarla. Con cosa? Con le medicine, ovviamente. Ma l’unica cosa che lei non deve fare è prendere le loro “medicine”. Questa via la porterebbe in un vicolo cieco, a una dipendenza ancora maggiore.

Lei è in grado di risolvere da sola il suo problema. Non si tratta di malattia ma di parassiti della coscienza, di pendoli. Deve capire che i pensieri ossessivi non nascono nella sua testa ma vi ci vengono impiantati dall’esterno. Per essere più preci- si, nella sua testa non c’è alcun pensiero. Il cervello risponde fondamentalmente della ricezione e dell’elaborazione dell’in- formazione esterna, e per questo sembra che i pensieri “si pre- parino” in testa. Di fatto non è così. L’uomo è simile a un tele- visore che riproduce i programmi provenienti dallo spazio delle varianti. Quando lei medita su qualcosa, la sua “telericevente” si collega a un determinato settore dello spazio delle varian- ti. Lei può scegliersi i canali da sola, secondo la sua volontà. Ma per far ciò bisogna prima diventare padroni di sé, tenere il telecomando in mano. In testa ci dev’essere “un re”. L’uomo, però, per sua natura è pigro e passivo. Preferisce lasciar andare i suoi pensieri a casaccio, mettendo il telecomando sul tavolo. Succede così che nella catena tra “il televisore” e lo spazio delle varianti si inserisce un pendolo. “Preme un tasto” e la catena si chiude, passa la corrente.

Per il parassita non è importante di che programma si tratti. Ha bisogno di una cosa sola, di scroccare energia. Lei comincia a farsi girare in testa i pensieri legati a quel settore dello spazio delle varianti cui è stata collegata, e se poi questi pensieri la costringono anche a eseguire qualche azione specifica, un rituale, allora finisce che si forma un saldo collegamento con il settore prescelto, una sorta di “campanello rosso di turno”. Basta che il pendolo prema questo campanello e lei si ritrova in sua balia. Ripeto, non si tratta di malattia. I parassiti della coscienza esistono in ognuno di noi, in una mi- sura o in un’altra. Nella fattispecie, tutte le abitudini dannose sono sostenute proprio dai parassiti. Credo che liberarsi dal suo stato di ossessione non dovrebbe essere più difficile di smettere di fumare. Anche il fumo è non tanto una dipendenza fisiolo- gica quanto un rituale, un gancio cui si appiglia il pendolo. Per svincolarsi dal pendolo bisogna cambiare il programma, spo- starsi su un programma nuovo, per esempio uno stile di vita sano. Allo stesso modo, ci si può liberare di una melodia che risuona insistentemente in testa, sostituendola con un’altra. In altre parole, il suo compito sarà quello di prendere il teleco- mando in mano e premere su un nuovo tasto. Con tutta la sua volontà. In modo consapevole.

Lei dovrà comportarsi letteralmente nel modo seguente. Non appena sentirà sorgere lo stimolo a eseguire il rituale, dovrà sve- gliarsi e rendersi conto di cosa sta succedendo: il pendolo ha premuto il tasto del suo telecomando. Non si lasci sottomettere. Deve prendere il telecomando nelle sue mani e inserire un nuo- vo programma. Meglio pensare prima quale. Potrebbe trattarsi di un semplice programma di ginnastica di base, o di qualcos’al- tro che le piace, meglio se si tratta di qualcosa di attivo, motorio. Solo che dovrà periodicamente cambiarlo per non trasformarlo in rituale di turno. Lei deve essere la padrona della sua mente. Lei ha volontà, a differenza del parassita che non ha volontà e si attacca istintivamente a una fonte di energia senza padrone. Tenga presente che all’inizio il cambiamento di programma po- trebbe essere accompagnato da un forte senso di disagio, una
􏰏􏰂􏰛􏰆􏰅sorta di crisi d’astinenza. 

Lei però dovrà rendersi conto che sta interrompendo un circolo vizioso e questa comprensione le da- rà forze nuove. Non dovrà lottare contro il pendolo che vuole costringerla a eseguire il suo rituale abituale, lei dovrà proprio indirizzare la sua attenzione verso un altro pendolo, dovrà spez- zare il vecchio algoritmo. Ogni volta che un parassita cercherà di entrarle in casa cambi programma, ne inserisca uno nuovo. Ieri, per esempio, può aver sostituito il suo vecchio rituale con una canzone, oggi con delle danze. In questo modo lei finirà per confondere il pendolo, per chiudergli con un lucchetto nuovo l’accesso alla coscienza. La chiave di prima non andrà più bene e il parassita sarà costretto a cercarsi un’altra mangiatoia.

Vadim Zeland trasurfing vivo

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