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giovedì 15 settembre 2016

LA MAGIA COME SCIENZA ...

La magia come scienza del modificare la realtà.

La magia è l’arte di modificare la realtà. Israel Regardie scrive che “la magia è l’arte di applicare cause naturali per produrre effetti sorprendenti”; Crowley diceva che “lo scopo generale della magia è influenzare il mondo dietro le apparenze, per poter trasformare le apparenze stesse”.
Il mago non è un tizio vestito in modo strambo che fa uscire un coniglio dal cilindro. Il mago è colui che riesce a modificare la realtà attorno a sé, facendo prendere agli avvenimenti la piega che vuole lui.
È magia ad esempio cercare di attirare a sé la persona amata, cercare di attirare ricchezze, ma anche guarire un ammalato (in genere in questi casi si parla di magia bianca) o far ammalare una persona sana (e in genere qui si parla di magia nera).
Primo punto fermo è quindi il seguente: la magia è l’arte di modificare la realtà esterna attorno a noi.
Come si ottiene la modificazione della realtà?
Con l’evocazione di angeli, la recitazione di formule, con la forza di volontà, con procedimenti e riti particolari.
In realtà il mago non fa né più né meno che quello che fanno quasi tutte le persone, ad eccezione degli atei e dei materialisti convinti: il cattolico si recherà a Lourdes o invocherà Padre Pio, l’induista praticherà forme di meditazione (sono strabilianti i “miracoli” compiuti dagli Yogi orientali), il buddhista reciterà dei mantra, altri ritengono di avere un contatto coi propri defunti, ecc.
La differenza è che il mago chiama la sua arte “magia”, appunto, mentre il buddhista parlerà di “legge mistica”, l’induista parlerà di poteri yogici, il cattolico dirà che ha ricevuto la grazia dalla Madonna, San Gennaro, Padre Pio, ecc. e spesso discorre di miracolo ritenendo ottusamente che i miracoli li possa fare solo la Madonna, e non sapendo che la produzione di eventi eccezionali è assolutamente normale presso la maggior parte delle comunità etniche nel mondo.
Ulteriore differenza è che il mago, oltre alle invocazioni di entità superiori, userà qualsiasi altro strumento, connesso alla forza di volontà e all’arte magica in generale.
In definitiva possiamo dire che la differenza di fondo tra magia e religione è che il mago studia questi fenomeni in modo scientifico, mentre il cattolico o il buddhista in linea di massima sono inconsapevoli di quello che fanno e se gli dici che l’invocazione della Madonna o la recitazione del Daimoku o dell’Om Mani Padme Hum, dell’Om Namah Shivaya, ecc. sono atti magici si offendono pure e pensano che tu stia bestemmiando.

La magia come scienza del cambiamento di sé stessi.

Il presupposto fondamentale perché la magia funzioni è che il mago modifichi se stesso e cambi internamente.
Secondo punto fermo è quindi che la magia, per essere efficace, ha bisogno di un cambiamento interiore del mago.
Non per niente, con mia sorpresa, ho potuto constatare che su tutti i testi di magia, da quelli più antichi ai più moderni, si insiste molto sulla meditazione e sulle varie tecniche di miglioramento di se stessi.
Scrive Regardie che la via mistica si può raggiungere in due modi: con la meditazione e lo yoga, o con la magia, ma combinando insieme le due tecniche i risultati saranno eccezionali.
Addirittura ho trovato in molti testi di magia la recitazione di mantra tipici dell’induismo o del buddhismo (dal classico OM, all’Om Mani Padme Hum del buddhismo tibetano) e tecniche di meditazione yoga prese pari pari dall’Oriente, e praticate da sempre da Templari e Rosacroce, che le avevano apprese in Oriente.
Anche nel libro “Magick” di Aleister Crowley si insiste molto sulla meditazione e lo yoga.
In alcuni libri di magia si fa espresso riferimento agli esercizi spirituali di Ignazio di Loyola (il fondatore dell’Ordine dei Gesuiti) che sono da molti considerati i più efficaci in ambito magico. Nel suo libro “Esercizi spirituali”, Ignazio di Loyola dà consigli di meditazione e immaginazione che, secondo Franz Hartmann, servono per sviluppare i poteri della mente e dell’anima.
Peraltro, con mia somma sorpresa, ho potuto constatare che nei testi di magia di Papus, di Dion Fortune, di Eliphas Levi, e in altri si insiste non solo sulla necessità che il mago pratichi la meditazione, ma che segua un regime alimentare vegetariano, senza alcool, e sano.
In altre parole, ad approfondire l’esoterismo e la magia si scopre che quelle che vengono fatte passare per “teorie new age” o per scoperte moderne, erano già ampiamente praticate e consigliate da maghi e alchimisti del 1500, del 1700 e del 1800.

La magia come scienza della natura e come unione col divino.

Infine, un concetto importante da capire è che la magia, per funzionare, deve procedere in accordo con la natura; il mago riesce a provocare un cambiamento nella realtà materiale, solo se questa volontà è in profondo accordo con la natura stessa delle cose da cambiare.
Il mago cioè, per operare, deve anche essere un profondo conoscitore della natura, dei suoi ritmi, e dei suoi segreti.
Ma la natura è il prodotto di Dio, e quindi, per essere in armonia con la natura, occorre essere in armonia con Dio e con il divino.
Gesù poteva produrre tutti quei miracoli perché era in assoluta armonia con Dio e la natura. Ma miracoli analoghi a quelli di Gesù erano e sono prodotti anche da Yogi indiani, che da secoli sono maestri nell’arte di entrare in comunione con il divino e con la natura (il termine Yoga infatti significa unione, e in particolare unione col divino, quindi lo scopo dello Yoga è proprio quello di elevare lo spirito per entrare in contatto con Dio).
Secondo Israel Regardie, lo scopo del teurgo è “l’acquisizione dell’autoconoscenza e l’unione con il divino” (L’Albero della Vita, pag. 99).
Eliphas Levi diceva che la magia è “la scienza tradizionale dei segreti della natura”.
Mentre per Eugène Canseliet è “l’arte divina che consiste nel prendere contatto con l’anima universale”.
La magia, diceva Crowley, non è un modo di vivere, ma IL modo di vivere.
Considerando che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, e che il principio fondamentale della magia è il famoso principio “come in alto così in basso” di Ermete Trismegisto (che è l’equivalente del “come in cielo così in terra” del Padre Nostro cristiano), l’uomo deve conoscere se stesso per poter essere in armonia con Dio, e conoscere Dio per essere in armonia con se stesso.

Aleister Crowley diceva di sé stesso che era uno strumento di esseri superiori che controllano il destino umano.
“Siamo tutti parti di Dio, non semplicemente timbri che riproducono il suo nome, noi siamo poemi ispirati da Dio, i figli generati dalla sua follia amorosa”.
E altrove, sempre Crowley, disse: “La Grande Opera significa entrare in unione con l’infinito e liberare la divina scintilla di luce imprigionata nel corpo”.
“Amore è l’unica legge, Amore sotto il dominio della Volontà”, era un altro dei motti di Crowley.
La stessa cosa che dicono i cristiani, i buddhisti, gli induisti, gli sciamani.

Paolo Franceschetti

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